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Accadde oggi: 3 ottobre 1938 nasce a Pontedera Alessandro Mazzinghi…Auguriiii
Suona il gong degli 80 anni anche per Sandro Mazzinghi per un match dove si accavallano ricordi, festeggiamenti, riconoscimenti per una vita intensa dove è in palio non un titolo ma la gratitudine di milioni di persone, numero che tende sempre ad aumentare a macchia d’olio. Ancora una volta il suo rivale per antonomasia è arrivato primo avendoli compiuti 5 mesi fa circa. Anche lui come Nino Benvenuti li festeggia con un bellissimo libro “Mazzinghi. Un eroe del 900” scritto e curato da Riccardo Minuti. Un titolo perfetto che sembra sintetizzare al massimo le sue incredibili imprese di pugile, di campione del mondo. Perchè il pugilato potrebbe essere la prima domanda in un’ ipotetica intervista. La risposta è delle più semplici “per emulare Guido, il fratello maggiore”. Ma non è solo questo, perchè già all’epoca la parola eroe era paragonata a pugile. Guido da giovane era un campione, ma poi abbandonò e in pratica divenne il maestro di Sandro. Già da dilettante, anzi dai primi pugni, Sandro mise in luce le sue caratteristiche dove aggressività e potenza facevano a gara. Piaceva tremendamente al pubblico e fu tra i selezionati per partecipare alle Olimpiadi di Roma. Era un superwelter e con lui vennero scelti anche Carmelo Bossi, Remo Golfarini e Giuseppe Galmozzi. Forse inconsapevolmente nacque proprio in quel periodo, parliamo del luglio del 1960 la rivalità tra lui e Nino. Il fatto che il triestino fu dirottato nella categoria inferiore dei welter dove a detta dei tecnici aveva più possibilità di conquistare la medaglia, anzi l’oro, non fu mai digerito dal toscano. Praticamente lo scambio fu fatto con Carmelo Bossi, un milanese che aveva oltre la bravura l’abilità di un professionista navigato ed era difficilissimo da battere sulle tre riprese. Nella selezione Bossi superò Mazzinghi, che a sua volta superò Golfarini. Una rabbia che scaricò con l’oro al CISM, un mondiale tra militari, ma soprattutto con il passaggio tra i pro nel 1961.
L’esordio avviene il 15 settembre a Firenze al Teatro Puccini che non riesce a contenere il numeroso pubblico accorso. L’avversario si chiama Severino Gagliardi, anche lui un debuttante, e viene messo ko al II round senza tanti complimenti. Mazzinghi fila con il vento in poppa e coglie un’incredibile serie di vittorie, ben 28, interrotte da una sola sconfitta subita ad opera di Paolo Melis, il non più giovane sardo che mette a frutto i trucchi imparati nelle sue tournèe americane. Il procuratore Adriano Sconcerti e Guido Mazzinghi decidono di percorrere la strada più rischiosa, quella estera. Sandro è pronto per il gran salto, deve convincere i grandi organizzatori. Lo chiama la Francia, come in epoche passate aveva fatto con Locatelli, Jacovacci, Mitri, tanto per fare alcuni nomi. Mossa azzeccata e il primo a rimetterci fu Charles Attali, buon tecnico. Mazzinghi è un tornado che “devasta” il malcapitato avversario in un round. I francesi ci riprovano convinti di avere l’asso nella manica in Hippolyte Annex, un gitano dal destro al fulmicotone. Alla nona ripresa Annex viene tolto di gara per getto della spugna. I circa 4mila spettatori vedono crollare sotto i colpi dell’italiano il n. 2 tra i medi europei, al primo posto c’era l’ungherese Laszlo Papp. Ormai gli organizzatori hanno la certezza di avere tra le mani un diamante e pian piano la rivalità con Benvenuti prende forma. Due campioni con lo stesso peso rievoca oltre alle sfide la possibilità di dare sostanza all’intero movimento. Sono gli anni d’oro. Mazzinghi si conferma contro Rocky Randall e Tony Montano, quest’ultimo ben situato in graduatoria mondiale. Manca la consacrazione. Non si ingaggiano più europei, si punta dritti al cuore del mondo. A Milano si presenta Don Fullmer, fratello del grande Gene. Una famiglia di “mormoni” dell’Utah, gente d’acciaio. Don non è un fuoriclasse, ma quando è arrivato in Europa ha costretto al pari Gustav Scholz, uno dei più grandi pugili tedeschi, e fatto tribolare Terry Downes, all’epoca numero uno in Inghilterra. Sembra quasi essere un azzardo, ma Sandro scaccia “i cattivi presagi” e distrugge Fullmer infliggendogli la prima sconfitta prima del limite. E’ una vittoria importante, a cui fa seguito il successo per ko su Wilf Greaves, campione canadese, successi che giustificano la sua sfida mondiale nei superwelter con il campione Ralph Dupas. Questi era un campione particolare, difficile da battere per la sua intelligenza, per le sue scorrettezze e per la sua velocità d’esecuzione. Era nato a New Orleans e aveva iniziato la sua carriera da leggero, veleggiando per anni ai primi posti, poi trovò stabilità tra i superwelter. Forse ai suoi avversari regalava qualcosa dal lato fisico, ma era ampiamente compendiata dalle altre qualità che avevano imbrigliato tra gli altri anche Joey Giardello, uno dei grandi di tutti i tempi tra i medi. Mazzinghi non tralasciò niente per la preparazione, seguito come un’ombra da Steve Klaus, che tra l’altro conosceva molto bene Dupas, pericolosissimo perchè abituato fin da piccolo alla lotta per la sopravvivenza. Il match inizia bene per Mazzinghi che pesca l’avversario con un destro alla mascella, Dupas accusa e attende gli 8” con un ginocchio a terra. Un vantaggio psicologico che dura appena una ripresa, perchè nel terzo round un fiotto di sangue esce dall’arcata sopracciliare destra del torcano. Il match diventava “cattivo” dove la potenza di Mazzinghi era controbilanciata dalle scorrettezze di Dupas, ma anche dalla sua velocità. Si arrivava quindi al 9° round quando un destro di Mazzinghi, più preciso che potente, taglia le gambe al campione, forse logorato anche dalla durezza del match. Negli scambi Dupas portava un numero maggiore di colpi, ma quelli di Mazzinghi erano martellate, compreso quello che concludeva il match. Sandro Mazzinghi è campione del mondo e passa alla storia come il quarto italiano a conquistare un mondiale. Benvenuti lo punzecchia e mette la disponibilità ad incontrarlo nella sede che vuole il campione. La sfida è in pratica accantonata, perchè all’orizzonte c’è la rivincita con Dupas in Australia dove ha un grande seguito e dove in pratica viveva da anni. Vale subito una premessa: il Dupas che si presentò allo Stadium di Sydney, davanti a 11mila spettatori, sembrava molto più forte e preparato di quello visto a Milano. Per fortuna anche Mazzinghi era preparato e con una tattica bene in mente: non forzare nella prima metà e poi cominciare la sua dura opera di demolizione. Al VI round una testata volontaria di Dupas apre una brutta ferita allo zigomo sinistro. Era una cosa seria e veniva seguita con molta attenzione dall’arbitro e dal medico. Mazzinghi non perse la testa, era migliorato moltissimo dal lato tecnico, e iniziò con fredda determinazione la sua opera “distruttiva” che si concluse nel 13° round con una valanga di colpi.
Si chiudeva un anno d’oro, 1963, ma se ne apriva uno tragico, il 1964. Il 2 febbraio Sandro, sposo novello da 12 giorni, perde il controllo dell’auto dopo una serata di festa a Montecatini. Nel terribile incidente la moglie Vera perde la vita, Sandro ha escoriazioni in tutto il corpo e un trauma cranico. Esce dall’ospedale dopo circa 20 giorni e torna a combattere dopo 2 mesi. Un recupero eccezionale dal lato fisico, ma quello psicologico segue un’altra via ed è forse il ring con la sua durezza la cura migliore per cancellare il dolore. Il recupero va a fasi alterne, Mazzinghi vince ma in qualche match comincia a sentire i pugni degli avversari: gli capita con Charley Austin, con Fortunato Manca al XV round della sua difesa mondiale. In mezzo ci sono anche prove convincenti come le vittorie prima del limite su Gaspar Ortega e Tony Montano. Il suo nome s’incrocia sempre di più con quello di un imbattuto Nino Benvenuti, all’epoca campione italiano dei medi. Il mondiale viene quasi imposto. Sandro non si sente pronto, non ha completamente recuperato soprattutto dal lato psicologico, avrebbe bisogno ancora di un po’ di tempo. Milano “bruciò” Roma sul tempo e il 18 giugno del 1965 venne organizzato da Vittorio Strumolo allo Stadio di San Siro, dove sono in trepidante attesa circa 44mila spettatori, ma in attesa è tutta l’Italia, che riscopre le grandi rivalità sportive come ai tempi di Coppi e Bartali. Sarà un montante del triestino a decidere il match. L’episodio avvenne al VI round, un colpo perfetto arrivato quando Mazzinghi era in leggero vantaggio. Su questo incontro e sulla rivincita disputata a Roma al PalaEur sono state scritti valanghe di articoli. A Roma vincerà ancora Benvenuti, ma ai punti. Si parlerà molto della seconda ripresa quando Mazzinghi viene colto sbilanciato e va al tappeto, ma si rialzerà di scatto come una molla. L’arbitro è inflessibile e lo conta. E’ una ripresa determinante come lo saranno le ultime due vinte da Benvenuti, forse in svantaggio. Qualcuno dice che, se Mazzinghi non fosse stato contato in quella ripresa, forse il match avrebbe cambiato direzione. Difficile da dire.
Il toscano tornerà a Roma dopo sei mesi per mettere ko il francese Leveque e conquistare il titolo europeo dei superwelter. Da campione europeo rimase famoso il suo match con Jo Gonzales, pugile francese di origine spagnola dalla potenza devastante. Il regista Claude Lelouch, grande appassionato di boxe, venne a Roma per filmare “la disfatta” di Mazzinghi che avrebbe dovuto essere l’epilogo di un film sulle imprese di Gonzales. Lelouch aveva fatto i conti senza Mazzinghi, un errore fatale per il bravo regista che vide il suo idolo a gambe levate alla quarta ripresa.
Il pugile toscano intanto riacquista credito a livello mondiale e Vittorio Strumolo si salassa per convincere il coreano Ki Soo Kim a venire a difendere il titolo dei superwelter. Il 26 maggio 1968 dentro lo Stadio di San Siro non si disputa una partita ma un combattimento di boxe davanti a 60mila spettatori. Alla terza ripresa un uragano si abbattè sul coreano, che tra l’altro aveva conquistato il titolo battendo Benvenuti. L’arbitro Valan contò al rallentatore mentre Kim aveva posato un ginocchio a terra e quando si rialzò diede l’idea di voler abbandonare, ma il gong lo salvò. Se Mazzinghi aveva le caratteristiche del “guerriero” Ki Soo Kim aveva ben stampate nel proprio io quelle del samurai pronto al sacrificio. Fu un match selvaggio senza esclusione di colpi a viso aperto. Alla fine dopo 15 riprese i volti dei due pugili erano sfigurati, quel match è rimasto nella storia della nostra boxe. Mazzinghi tornò ad essere campione del Mondo, ma sono in molti a ritenere che in quel 26 maggio il suo fisico d’acciaio sia rimasto un po’ intaccato, come dimostrarono i suoi match seguenti.
Una cosa è certa: Sandro Mazzinghi non fu un pugile protetto, conquistò tutto con il suo coraggio e con la forza, fu per certi versi un autodidatta della sua fama. Sandro vive attualmente in una bella casa nella campagna di Cascine di Buti, vicino a Pisa, ha scritto due libri autobiografici di gran successo, altri due hanno la firma di Dario Torromeo e Riccardo Minuti, cura un bellissimo sito dove è tramandata la sua storia di pugile, ha una moglie e due figli che lo adorano. In fondo nel bene e nel male ha sempre vinto lui…